Il paradosso del genitore ambientalista
Sono le 19:30 e sto preparando la cena mentre Eleonora è al lavoro in Be Art Studio – la nostra vita familiare ha ritmi non convenzionali, io lavoro la mattina e lei la sera. I miei due figli hanno il loro momento “screentime” quotidiano nel salotto, e io dovrei concentrarmi sui fornelli, ma il mio sguardo continua a vagare verso la finestra della cucina.
Il cielo ha quel colore particolare che annuncia un tramonto magnifico, anche se da casa non riesco a vedere né colline né orizzonte – posso solo immaginarlo, giudicandolo dal colore del cielo e dai raggi di sole che filtrano fino alla nostra abitazione. È uno di quei momenti in cui la bellezza della natura sembra così vicina eppure così irraggiungibile.
Mi fermo un attimo a riflettere, il mestolo ancora in mano, e realizzo l’assurdità della situazione: ho sempre creduto nella vita naturale, ho dedicato anni all’attivismo ambientale, ho fatto documentari su persone che vivevano stili di vita alternativi. Eppure ora sembra che la natura sia diventata un lusso che non posso permettermi.
Come è possibile che chi ha sempre predicato il contatto con la natura si ritrovi così disconnesso da essa?
Da dove vengo: le radici verdi
Non è sempre stato così. Per anni ho partecipato attivamente a pulizie di spiagge e parchi, ho documentato storie di persone che avevano scelto percorsi di vita alternativi, lontani dal consumismo e vicini ai ritmi naturali. Credevo profondamente che questo fosse il modo giusto di vivere, e immaginavo che un giorno avrei trasmesso questi valori ai miei figli in modo naturale e spontaneo.
Pensavo che sarebbe stato facile. Che bastasse volerlo.
Avevo una visione romantica della famiglia eco-sostenibile: bambini che crescono all’aria aperta, pasti preparati con ingredienti del nostro orto, weekend trascorsi in montagna invece che nei centri commerciali. Una vita semplice, autentica, connessa.
La realtà moderna: quando la natura diventa distante
Poi è arrivata la realtà. Prima la gestione di Be Art Studio durante la crisi COVID dal 2020 al 2023 – anni in cui ho letteralmente salvato l’azienda a costo della mia salute fisica e mentale. Poi due figli, con tutto quello che comporta: notti insonni, responsabilità enormi, scelte educative e di salute che vanno contro corrente.
E poi la burocrazia moderna che sembra moltiplicarsi come un virus: corsi di aggiornamento obbligatori per gestire le società sportive che fanno parte della nostra attività, documenti da compilare, normative che cambiano ogni mese. Il telefono che suona costantemente, email che arrivano anche la domenica, clienti che hanno sempre “urgenze” da risolvere.
Abbiamo scelto l’unschooling per entrambi i nostri figli, ispirati da John Holt, rifiutando sia l’asilo tradizionale che quello nel bosco. Abbiamo deciso di non seguire il percorso medico convenzionale, affidandoci ad approcci più naturali per la loro salute. Sono scelte coraggiose e in linea con i nostri valori, ma che aggiungono ulteriori livelli di complessità e responsabilità alla nostra vita quotidiana.
Mi ritrovo a sognare la natura invece di viverla. A parlare di sostenibilità mentre ordino l’ennesimo takeaway perché non ho tempo di cucinare. A predicare il contatto con la terra mentre passo 12 ore al giorno davanti a uno schermo.
Il punto di svolta: cosa ho imparato
La svolta è arrivata quando ho capito che stavo impostando male il problema. Non si tratta di scegliere tra successo economico e vita naturale, ma di ridefinire entrambi i concetti.
Ho realizzato che la “vita naturale” non è necessariamente quella del contadino che vive in montagna senza internet. Può essere anche quella di un imprenditore che fa scelte consapevoli, che integra i propri valori nel modo di lavorare e di crescere i figli.
La natura più pura, forse, è quella che creiamo nelle nostre scelte quotidiane.
Strategie pratiche per una famiglia “naturale” moderna
Per la gestione del tempo:
Blocchi disconnessi: Ogni giorno dalle 18:00 alle 20:00 tutti i telefoni di casa vanno in modalità aereo. È il nostro “tempo famiglia” sacro. All’inizio sembrava impossibile, ora è diventato il momento più prezioso della giornata.
Riunioni all’aperto: Quando possibile, sposto le call di lavoro mentre cammino nel parco. Non solo mi fa bene fisicamente, ma cambia completamente la qualità delle conversazioni.
Rituali naturali: Abbiamo creato piccoli rituali legati ai cicli naturali – osservare la luna piena insieme, raccogliere le prime foglie d’autunno, piantare i semi in primavera.
Per i figli:
Apprendimento libero: L’unschooling ci ha insegnato che la natura può essere ovunque. I nostri figli imparano matematica contando i sassi del fiume, studiano botanica nel nostro piccolo giardino, scoprono geografia guardando le nuvole. Senza orari fissi, senza programmi imposti, seguendo la loro naturale curiosità.
Salute naturale: Abbiamo scelto di non seguire il percorso medico tradizionale, privilegiando approcci più naturali alla salute. È una responsabilità enorme che richiede studio costante e grande attenzione, ma ci permette di crescere bambini più connessi al proprio corpo e ai suoi segnali.
Coinvolgimento nelle decisioni: I bambini partecipano alle scelte “verdi” della famiglia – dalla raccolta differenziata alla scelta di prodotti sostenibili. Li fa sentire parte di qualcosa di più grande.
Modellare il comportamento: Ho capito che i bambini imparano più da quello che vedono fare che da quello che sentono dire. Se voglio che amino la natura, devo essere il primo a mostrarle rispetto.
Per l’attività:
Valori aziendali: Ho iniziato a integrare i nostri valori ambientali nelle politiche di Be Art Studio. Non è solo marketing, è coerenza.
Investimenti consapevoli: Stiamo orientando i nostri investimenti verso aziende e progetti che rispecchiano i nostri valori. È un modo per far crescere il capitale rimanendo fedeli a noi stessi.
Il business come veicolo: Ho smesso di vedere l’attività come un ostacolo ai miei valori e ho iniziato a usarla come veicolo per promuoverli.
La nuova definizione di “vita naturale”
Ho capito che la vita naturale non è dove vivi, ma come vivi. Non è questione di avere un orto di 10 ettari, ma di essere consapevoli delle proprie scelte. Non è vivere senza tecnologia, ma usarla con intenzione.
La consapevolezza è diventata il mio ponte tra mondo moderno e natura. Quella stessa consapevolezza che ho riscoperto di recente durante una passeggiata agli scogli artificiali di Rimini – luoghi che inizialmente giudicavo negativamente, ma che ho imparato ad apprezzare per l’ecosistema marino che ospitano.
Forse la natura più pura è quella che creiamo nelle nostre scelte quotidiane: scegliere di camminare invece di prendere l’auto, di cucinare insieme invece di ordinare, di spegnere il telefono invece di rimanere sempre connessi, di educare i nostri figli seguendo i loro ritmi naturali invece che quelli imposti dal sistema.
Un invito alla riflessione
Questo percorso è tutt’altro che finito. Ogni giorno è una sfida per mantenere l’equilibrio tra le necessità pratiche e i valori profondi. Ma ho imparato che non devo essere perfetto – devo solo essere consapevole.
Le scelte che abbiamo fatto – unschooling, approcci naturali alla salute, stile di vita alternativo – non sono per tutti. Richiedono coraggio, studio, responsabilità. Ma ci stanno permettendo di crescere una famiglia più autentica, più connessa, più naturale.
Ti lascio con alcune domande che mi faccio spesso:
- Quali sono i tuoi valori non negoziabili?
- Come puoi essere il cambiamento che vuoi vedere nei tuoi figli?
- Cosa significa davvero “vita naturale” per la tua famiglia?
- Quali piccoli cambiamenti potresti fare oggi per allineare di più la tua vita quotidiana ai tuoi valori?
La natura non è un lusso che non possiamo permetterci. È una necessità che dobbiamo imparare a integrare nella nostra vita moderna, un passo alla volta, una scelta consapevole alla volta.
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