“Se dai i tuoi figli a Cesare, non ti devi stupire se tornano da Romani”
Questa frase, pronunciata da un padre e psicologo che ho ascoltato di recente, racchiude in sé una verità che molti genitori faticano ad accettare: l’educazione non è mai neutrale. Chi educa i nostri figli, li forma secondo i propri valori, le proprie priorità, i propri obiettivi.
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Il dubbio del genitore consapevole
Ogni genitore che ha scelto un percorso educativo alternativo – che sia l’unschooling, l’homeschooling o semplicemente un approccio più critico verso il sistema tradizionale – conosce quei momenti di incertezza. Stiamo facendo la cosa giusta? I nostri figli saranno davvero preparati per il mondo là fuori?
Questi dubbi non sono segno di debolezza, ma di consapevolezza. Dimostrano che stiamo assumendoci la responsabilità delle nostre scelte educative invece di delegarle ciecamente alle istituzioni.
L’eredità prussiana: soldati e cittadini ubbidienti
La frase sui figli che “tornano da Romani” acquista un significato ancora più profondo quando consideriamo le origini del nostro sistema scolastico moderno. Il primo sistema di istruzione pubblica obbligatoria su larga scala fu infatti sviluppato in Prussia nel XVIII secolo, con obiettivi molto chiari: formare soldati migliori e cittadini più ubbidienti¹.
Federico il Grande e i suoi successori non nascondevano le loro intenzioni. Volevano un popolo disciplinato, che seguisse gli ordini senza questionare, che accettasse la gerarchia come naturale. La scuola divenne lo strumento perfetto per questo scopo: bambini seduti in file ordinate, che alzano la mano per parlare, che si muovono al suono della campanella, che imparano a competere tra loro per i voti dell’autorità. Un sistema progettato non per sviluppare il pensiero critico, ma per creare conformità e obbedienza².
Il conformismo moderno: quando tutti i ragazzi si assomigliano
Oggi, a distanza di secoli, gli effetti di questo sistema sono evidenti. Basta osservare i giovani per notare quanto si assomiglino: stessi atteggiamenti, stesse reazioni, stessi modi di pensare. Non è un caso, è il risultato di un’educazione standardizzata che premia la conformità e scoraggia il pensiero critico.
John Taylor Gatto, insegnante dell’anno a New York per tre volte consecutive, ha dedicato la sua vita a denunciare questo fenomeno. Nel suo libro “Dumbing Us Down”, spiega come la scuola moderna insegni sette lezioni nascoste: confusione, posizione di classe, indifferenza, dipendenza emotiva e intellettuale, dipendenza condizionale, autostima condizionale e impossibilità di nascondersi³.
L’erosione dell’influenza familiare
Quello che un tempo sembrava un servizio per alleggerire il carico delle famiglie, oggi può essere interpretato come un’operazione sistematica per ridurre l’influenza dei genitori sull’educazione dei propri figli. Non è necessario immaginare complotti: è sufficiente osservare come funziona il sistema.
I bambini trascorrono la maggior parte delle loro ore di veglia a scuola, circondati da coetanei e guidati da insegnanti che, per quanto ben intenzionati, seguono curricula standardizzati. I valori trasmessi sono quelli istituzionali, non familiari. Le priorità sono quelle del sistema, non della famiglia.
Maria Montessori, già all’inizio del XX secolo, aveva intuito questo problema. Sosteneva che “il bambino è padre dell’uomo” e che l’educazione dovrebbe rispettare i ritmi naturali di sviluppo, non forzarli in schemi predefiniti⁴.
L’alternativa dell’apprendimento naturale
L’unschooling, teorizzato da John Holt negli anni ’60, rappresenta un ritorno all’apprendimento naturale. Holt osservò che i bambini imparano meglio quando sono liberi di seguire le proprie curiosità, quando l’apprendimento nasce da un interesse genuino piuttosto che da un obbligo esterno⁵.
Questa non è anarchia educativa, ma riconoscimento di come funziona realmente l’apprendimento umano. I bambini sono naturalmente curiosi, naturalmente portati a esplorare e comprendere il mondo che li circonda. Quando questa curiosità viene incanalata in programmi rigidi e valutazioni standardizzate, spesso si spegne.
La responsabilità della scelta
Scegliere un percorso educativo alternativo significa assumersi una responsabilità enorme. Significa dire: “Io, come genitore, sono il primo responsabile dell’educazione di mio figlio”. Non è una scelta facile, soprattutto in una società che ci ha abituati a delegare questa responsabilità alle istituzioni.
Ma è anche una scelta di libertà. Libertà di trasmettere i propri valori, di rispettare i ritmi individuali dei propri figli, di crescere persone che pensano con la propria testa invece di ripetere quello che hanno sentito dire.
I frutti dell’educazione familiare
Gli studi sui risultati dell’homeschooling e dell’unschooling mostrano dati incoraggianti. I bambini educati in casa tendono a ottenere risultati accademici superiori alla media, ma soprattutto sviluppano maggiore autonomia, creatività e capacità di pensiero critico⁶. Questo accade anche perché l’ambiente universitario, almeno nei paesi anglo-sassoni, è un ambiente molto diverso da quello scolastico. Offre maggiori possibilità di seguire i propri interessi, lascia libertà di scelta e richiede lavoro autonomo. Bambini cresciuti in educazione parentale spesso sono più liberi e molto competenti nei loro rispettivi campi di interesse.
Più importante ancora, mantengono un legame forte con la famiglia e i suoi valori. Non “tornano da Romani” perché non sono mai stati dati a Cesare.
Conclusione: il coraggio di essere diversi
La frase che ha ispirato questa riflessione ci ricorda una verità fondamentale: l’educazione è sempre un atto politico. Chi educa, forma. Chi forma, influenza. Chi influenza, determina il futuro.
Come genitori, abbiamo il diritto e il dovere di chiederci: vogliamo che i nostri figli siano formati secondo i nostri valori o secondo quelli del sistema? Vogliamo che crescano come individui unici o come prodotti standardizzati?
I dubbi sono naturali, ma non dovrebbero paralizzarci. Ogni volta che scegliamo di educare i nostri figli secondo i nostri valori, ogni volta che rispettiamo i loro ritmi naturali, ogni volta che li incoraggiamo a pensare con la propria testa, stiamo compiendo un atto rivoluzionario.
Stiamo restituendo l’educazione alla famiglia, dove appartiene.
Fonti:
¹ Gatto, J.T. (2017). The Underground History of American Education. Oxford Village Press.
² Spring, J. (2018). The American School: A Global Context from the Puritans to the Obama Era. McGraw-Hill Education.
³ Gatto, J.T. (2002). Dumbing Us Down: The Hidden Curriculum of Compulsory Schooling. New Society Publishers.
⁴ Montessori, M. (1967). The Absorbent Mind. Dell Publishing.
⁵ Holt, J. (1983). How Children Learn. Perseus Publishing.
⁶ Ray, B.D. (2017). A Systematic Review of the Empirical Research on Selected Aspects of Homeschooling as a School Choice. National Home Education Research Institute.
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