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Imparare è respirare
L’educazione non è qualcosa che si fa ai bambini. È qualcosa che accade quando li lasciamo essere se stessi.
Ho scoperto l’unschooling prima di sapere che esistesse. Da bambino imparavo sempre al di fuori della scuola, anche quando ci andavo. La scuola mi ha dato alcune basi utili – inglese, storia – ma tutto quello che davvero contava l’ho imparato seguendo la mia curiosità.
Quando mio figlio ha iniziato a resistere alla scuola tradizionale, ho capito che stava facendo quello che avevo fatto io: proteggere il suo modo naturale di apprendere.
Principi che guidano il nostro percorso:
L’apprendimento è spontaneo come il respiro. Non si può forzare, si può solo creare l’ambiente giusto perché accada.
Ogni bambino sa cosa gli serve per crescere. Il nostro compito è ascoltare, non dirigere.
La vita reale è la migliore scuola. Cucinare insieme, esplorare la natura, parlare delle cose che ci incuriosiscono: tutto questo è educazione.
Il tempo ha un ritmo diverso quando non è frammentato in materie e orari. I bambini possono approfondire quello che li appassiona fino a quando ne hanno bisogno.
Gli errori sono informazioni, non fallimenti. Quando un bambino è libero di sbagliare senza giudizio, impara a fidarsi del proprio processo di apprendimento.
La sfida della fiducia
Scegliere l’educazione libera significa andare contro corrente. Significa fidarsi del fatto che i bambini sono naturalmente curiosi e capaci. Questa fiducia si costruisce giorno dopo giorno, osservando come fioriscono quando non sono costretti in schemi rigidi.
Non è sempre facile. Ci sono momenti di dubbio, pressioni sociali, difficoltà pratiche. Ma poi vedi tuo figlio che scopre qualcosa di nuovo con gli occhi che brillano, e capisci che questa è la strada giusta.
Educazione come consapevolezza
L’unschooling mi ha insegnato che educare significa prima di tutto educare se stessi. Come quella volta agli scogli di Rimini, quando ho smesso di giudicare e ho iniziato a osservare davvero: ho scoperto una ricchezza che prima non vedevo.
Così è con i bambini. Quando smettiamo di proiettare le nostre paure e aspettative, iniziamo a vedere chi sono realmente e di cosa hanno bisogno per crescere.
La convivenza necessaria con il sistema
Scegliere l’unschooling in Italia significa accettare una convivenza forzata con il Ministero dell’Istruzione e del Merito. È una realtà che spaventa molti genitori e li trattiene dall’abbracciare questo percorso, ma è anche una sfida che si può affrontare con serenità.
Il nostro sistema educativo riconosce il diritto all’istruzione parentale, ma richiede che i bambini sostengano esami annuali per verificare il raggiungimento degli obiettivi ministeriali. Questo crea una tensione apparente tra la libertà dell’apprendimento naturale e le richieste istituzionali.
L’arte del compromesso consapevole
Ho imparato che questa convivenza non deve snaturare il nostro approccio. Gli esami diventano semplicemente un momento dell’anno in cui traduciamo quello che i nostri figli hanno naturalmente appreso nel linguaggio che la scuola comprende.
Un bambino che ha esplorato la natura ha fatto scienze. Uno che ha cucinato con noi ha fatto matematica e chimica. Uno che ha ascoltato storie ha fatto letteratura e storia. Il nostro compito è riconoscere questi apprendimenti e saperli presentare quando necessario.
Superare la paura burocratica
La paura degli esami blocca molte famiglie prima ancora di iniziare. Ma ho scoperto che i bambini che imparano liberamente spesso sorprendono per la loro capacità di adattarsi a queste richieste quando arriva il momento. Non perché sono stati addestrati, ma perché hanno sviluppato curiosità e fiducia in se stessi.
La preparazione agli esami può diventare essa stessa un’occasione di apprendimento: un momento per riflettere insieme su quello che abbiamo scoperto durante l’anno, per organizzare le conoscenze, per imparare a comunicare quello che sappiamo.
Mantenere l’autenticità nel compromesso
Il rischio è che la pressione degli esami ci porti a snaturare il nostro approccio, trasformando l’unschooling in una scuola a casa mascherata. Ma questo accade solo se perdiamo di vista i nostri principi.
Possiamo rispettare le richieste ministeriali senza tradire la nostra filosofia educativa. Possiamo preparare i nostri figli agli esami senza uccidere la loro curiosità naturale. È questione di equilibrio e di mantenere chiaro il nostro “perché”.
Un messaggio alle famiglie che esitano
Se la paura della burocrazia vi trattiene dall’intraprendere questo percorso, ricordate che diverse famiglie italiane stanno già vivendo questa convivenza con successo. Non è semplice, ma è possibile.
Il sistema non è perfetto, ma non deve diventare una prigione per i nostri figli. Possiamo lavorare dentro le regole esistenti mentre coltiviamo un’educazione autentica e rispettosa dei loro ritmi naturali.
La convivenza con il MIM è una realtà, non un ostacolo insuperabile. È parte del percorso, non il percorso stesso.
Un invito alla semplicità
L’educazione libera non è complicata. È semplice come permettere a un bambino di seguire la sua curiosità. È naturale come crescere.
Non servono programmi elaborati o metodi speciali. Serve presenza, ascolto, fiducia. Serve il coraggio di lasciare che i nostri figli ci mostrino come imparano meglio.
Questo è il nostro manifesto: imparare insieme, crescere insieme, fidarci del processo naturale della vita che sa sempre dove vuole andare.
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