La risposta è sì, no e forse.
Veramente dipende tutto dall’organizzazione familiare e dalla divisione dei ruoli, ma anche dal tipo e dal livello delle ambizioni imprenditoriali (o di semplicemente carriera professionale, non per forza imprenditoriale).
In questo articolo (tempo di lettura totale circa 7 minuti):
- Cosa dice (e non dice) la ricerca su unschooling e famiglia
- I fondamenti: perché serve una coppia salda
- I diversi modelli di organizzazione familiare
- Il nostro approccio “orizzontale”: come funziona nella pratica
- I vantaggi inaspettati dell’unschooling in famiglia imprenditoriale
- Come gestire le “tempeste” aziendali
- Il prezzo da pagare e il territorio inesplorato
- La domanda giusta da farsi prima di iniziare
Cosa dice la ricerca (e cosa non dice)
Prima di addentrarci nella nostra esperienza, è importante capire cosa sappiamo davvero su questo argomento. La ricerca sull’educazione domiciliare in generale mostra risultati incoraggianti: l’87% degli studi peer-reviewed indica che i bambini educati a casa hanno prestazioni migliori nello sviluppo sociale, emotivo e psicologico rispetto ai coetanei delle scuole tradizionali.
Per quanto riguarda l’unschooling specificamente – l’approccio che seguiamo noi, ispirato alla filosofia di John Holt – uno studio del 2016 su 232 famiglie ha rilevato “miglioramento dell’apprendimento, migliori attitudini verso l’apprendimento, e miglioramento dello sviluppo psicologico e sociale”. Secondo Holt, l’apprendimento guidato dal bambino è “più efficiente e rispettoso del tempo dei bambini, sfrutta i loro interessi”.
Ma ecco il punto cruciale: non esiste praticamente nessuna ricerca che combini unschooling, imprenditorialità e organizzazione familiare. Stiamo navigando in acque inesplorate, costruendo un modello che la comunità scientifica non ha ancora studiato. Questo ci rende pionieri, ma anche responsabili di documentare cosa funziona e cosa no.
I fondamenti: senza coppia salda, niente regge
Per iniziare: l’unica cosa certa è che alla base serve una coppia molto salda con una idea di vita in gran parte condivisa. Servono solide capacità di entrambi di un orientamento verso la soluzione dei conflitti, di pro attività, di gestione di crisi e della frustrazione. Se conflitti minori creano già attrito o se uno o entrambi sono permalosi, la disfatta in uno o più campi è certa.
Tutti devono comprendere che in una famiglia che ha uno o più componenti della coppia impegnato in una attività imprenditoriale ed i bambini in unschooling, si è di fatto una famiglia imprenditoriale. Le regole di convivenza in quel caso sono diverse rispetto ad altre famiglie.
Ripensare il work-life balance
Personalmente non credo molto nella divisione netta vita / famiglia / lavoro in quanto trovo sia solo fatica inutile provare a tenere in piedi qualcosa che nell’anno 2025 è vanificato dal fatto che i nostri dispositivi sono progettati per tenerci sempre impegnati in qualcosa – principalmente in distrazioni o lavoro. Comunque proverei a ragionare in “campi di attenzione” o per chi preferisce, progetti. Come in una azienda, questo permette di ragionare in termini di allocazione di risorse umane, tempo e budget. Sembra freddo? Non lo è. È solo un approccio tecnico e pratico ad una organizzazione (necessaria) di una famiglia imprenditoriale con bambini in unschooling.
I campi da gestire
Quali sono i campi da considerare? Quelli più ovvi riguardano il tempo necessario per portare avanti l’impresa, il tempo dei bambini (interessi, attività, incontri con altri bambini), quello della coppia, della gestione della casa (riparazioni, sistemazioni, cibo ecc.) e dei viaggi / del tempo dove tutti stanno insieme.
I modelli possibili
La maggior parte delle famiglie che conosco (imprenditoriali e non) scelgono un approccio che si può considerare più “classico”. La moglie (o comunque la donna) si prende prevalentemente cura della sfera “domestica”, quindi di figli, compreso l’istruzione e le attività, casa, cibo ecc. mentre lui si prende cura della sfera lavorativa o appunto dell’impresa. Nella maggior parte dei casi il tempo della donna viene così occupato praticamente per intero e non rimane molto tempo per ambizioni di carriera, anche se ci sono alcune mamme che non lo sanno, se ne fregano e lo fanno lo stesso. Hanno incredibili superpoteri, specialmente nella gestione delle persone e del personale (compreso i bambini stessi), della gestione del tempo e della capacità di posticipare il sonno.
Il nostro modello “orizzontale”
Altri modelli, come il nostro, prevedono una suddivisione più “orizzontale” degli impegni. Abbiamo una stretta separazione dei compiti, sia dal punto di vista imprenditoriale che da quello delle altre sfere familiari. Ognuno nell’arco della giornata ha i suoi tempi dedicati, con una certa flessibilità nel momento del bisogno. Nello specifico al mattino io mi occupo dell’azienda ed Eleonora dei bambini e nel pomeriggio la situazione si inverte.
Considerando quanto lavoravamo entrambi prima di avere figli, ci spaventava l’idea di avere bambini quando ancora pensavamo di affidarci, come praticamente tutti, al sistema scolastico nazionale. Cinque anni fa non avrei mai immaginato di organizzare la mia famiglia per l’unschooling dei nostri figli. Con alti e bassi, in qualche modo ci stiamo riuscendo.
I vantaggi inaspettati
Devo dire che mi stupisco ogni giorno di quanto invece mi aiuta ad essere più organizzato, più disciplinato e costante al lavoro rispetto a quando avevo tutto il tempo a disposizione. Le sfide comunque non mancano in quanto devo stare molto più attento a non saltare l’allenamento ed a non tagliare sulle ore del sonno – che per me è sempre stato un problema, anche prima di avere figli e ne parlerò tra qualche settimana in un altro articolo.
Paradossalmente, questa complessità porta anche vantaggi inaspettati. I bambini crescono vedendo da vicino cosa significa costruire qualcosa, affrontare le difficoltà, perseverare. Imparano che il lavoro non è qualcosa di separato dalla vita, ma parte integrante di essa. L’unschooling, con la sua enfasi sull’apprendimento naturale e guidato dalla curiosità, si sposa perfettamente con questo ambiente dove creatività e problem-solving sono all’ordine del giorno.
Quando arrivano le tempeste
Le sfide pesanti arrivano quando in azienda ci sono fasi di cambiamento o grossi imprevisti. In quei momenti la nostra piccola famiglia viene messa a dura prova – sia nell’organizzazione che nella pazienza.
È in questi momenti che capisci se il sistema che hai costruito regge davvero. Quando un cliente importante ti chiama alle 18:00 per un’urgenza e tu dovresti essere nel tuo “turno bambini”. Quando tuo figlio ha una fase di intenso interesse per qualcosa che richiede la tua presenza proprio nel momento in cui stai gestendo una crisi aziendale. Quando la stanchezza si accumula e vorresti solo spegnere tutto per una settimana – o per sempre.
Il territorio inesplorato
Quello che ho imparato è che non esiste un equilibrio perfetto. Esiste solo un equilibrio dinamico, che cambia continuamente e che richiede aggiustamenti costanti. Alcuni giorni funziona tutto alla perfezione, altri giorni hai la sensazione che tutto stia crollando. La capacità di accettare l’imperfezione è fondamentale. Serve anche una spiccata consapevolezza che raggiungere grandi ed importanti progetti con bambini piccoli è molto più difficile se non vuoi o non puoi sacrificare il tempo con loro. Accettare di compiere piccoli passi e lavorare sul essere costanti in quanto più campi possibili aiuta molto ad avanzare e non cadere nella frustrazione dello stallo.
La differenza la fa la capacità di comunicare, di adattarsi e di non prendersela troppo quando le cose non vanno come previsto. E soprattutto, la consapevolezza che stai scegliendo una strada più complessa ma potenzialmente più ricca di significato.
Il prezzo da pagare
Non voglio dipingere un quadro troppo roseo. Il prezzo c’è, ed è alto. Meno tempo per se stessi, meno spontaneità, più stress quando le cose non vanno come previsto. E soprattutto, la consapevolezza che stai scommettendo su scelte che la maggior parte delle persone considera “alternative” o addirittura rischiose ed inutilmente faticose.
C’è anche il peso del giudizio degli altri. Quando spieghi che i tuoi figli non vanno a scuola, che seguono l’unschooling, e che tu lavori da casa gestendo un’impresa, spesso vedi negli occhi delle persone una miscela di curiosità, scetticismo e a volte anche disapprovazione. Molto più spesso disapprovazione di quanto ti piacerebbe, anche se poi i casi in cui viene apprezzato quello che fai compensano molto il resto. Devi essere pronto a giustificare le tue scelte, sempre. Altrimenti rischi di isolarti o in alternativa finisci per circondarti completamente di una comunità di famiglie che vivono e pensano nello stesso modo. Purtroppo non sono molte e non è detto che ce ne siano nel circondario.
La domanda giusta
Forse la domanda non è se sia possibile conciliare tutto, ma se ne valga la pena. Per noi la risposta è sì, ma solo perché abbiamo costruito un sistema che rispecchia i nostri valori e le nostre priorità.
Se stai pensando di intraprendere questo percorso, chiediti: sei disposto a rinunciare alla comodità delle soluzioni preconfezionate? Sei pronto a mettere in discussione continuamente le tue scelte? Hai la pazienza di costruire qualcosa di unico, sapendo che non tutti lo capiranno?
E soprattutto: hai una visione condivisa con il tuo partner? Perché senza quella, tutto il resto crolla.
Se la risposta è sì, allora forse questa strada fa per te. Se hai dubbi, probabilmente è meglio che tu scelga percorsi più tradizionali. Non c’è niente di male in questo – l’importante è essere onesti con se stessi e con la propria famiglia.
Una nota per i ricercatori del futuro
Stiamo scrivendo, giorno dopo giorno, un capitolo che nessuno ha ancora studiato approfonditamente. Forse tra qualche anno qualcuno analizzerà famiglie come la nostra e capirà meglio cosa funziona e cosa no. Nel frattempo, procediamo per tentativi ed errori, guidati dall’intuizione e dall’amore per i nostri figli.
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